martedì 29 settembre 2015

Aumento dei visitatori Anpi Nazionale



"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 
per mantenere vivo il fiore della democrazia"


In sensibile aumento il numero dei visitatori e delle pagine consultate. Il saluto e gli auguri dell’Anpi Nazionale


Lunedì 28 settembre porterà una sorpresa agli amici di www.anpi.it: troveranno un sito tutto nuovo che, speriamo, sia loro ancora più gradito. www.anpi.it esiste da 15 anni.


Uno strumento di informazione che per molti è anche il riferimento operativo per vivere una casa comune – ospitale ma non acritica – dove le passioni ideali possono trovare espressione e applicazione nella vita di tutti i giorni: insomma, senza retorica, un autentico canale di partecipazione democratica.


In 15 anni  www.anpi.it è cambiato parecchio sempre cercando di adeguarsi alle sensibilità nuove che affioravano nella democrazia italiana.


Qualcuno ricorderà che 15 anni fa chi si collegava a www.anpi.it veniva accolto, dalle note delicate di “Bella ciao”.  E sicuramente qualcuno dei nostri affezionati “navigatori” ci rimase male quando sei anni fa lanciando il nuovo sito scoprì che non veniva più accolto da quella musichetta che ogni volta accarezzava il cuore. Delusione, però, che durò  appena il tempo di scoprire che il nuovo sito offriva non solo “Bella ciao” ma tutto il repertorio musicale della resistenza… e non solo italiana, come la nuova dimensione  europea, nel bene e nel male, imponeva.

Certo, ancora molto c’è da fare per venire incontro a tutte le esigenze di informazione – che spesso è fame di conoscenza da una parte e di partecipazione dall’altra – che i tanti nostri amici ci dimostrano. E proprio per questo che sei anni dopo l’ultimo restyling abbiamo deciso di rinnovare il sito per renderlo più corrispondente ai desideri di quanti, in questi anni, ci hanno dimostrato  interesse, talvolta perfino affetto.
Sei anni fa la scommessa la vincemmo e sono i numeri, anzi le percentuali, a dirlo. In sei anni l’arcigno contatore del sito, ossia quel meccanismo automatico che implacabilmente conteggia tutti i contatti,  ci dice che i visitatori di www.anpi.it sono aumentati sensibilmente. Confrontando il periodo dal primo luglio 2009 al 30 giugno 2010 con il periodo dal primo luglio 2014 al 30 giugno 2015 gli utenti sono saliti del 30%, le pagine consultate del 50%. Nessun trionfalismo. I risultati sono buoni ma siamo consapevoli che possiamo e dobbiamo pretendere di più.

Insomma un risultato positivo che in definitiva, però, ci impone maggiore responsabilità, maggiore attenzione… maggiore lavoro!
Ma sia chiaro, un maggiore impegno che continuerà senza minimamente deflettere dalla linea che l’Anpi da sempre persegue: difesa della Costituzione  nata dalla Resistenza e difesa della memoria.
Su www.anpi.it, potete esserne certi, queste due strade da sempre intrecciate continueranno a essere quelle maestre: attraverso la pubblicazione puntuale di tutte le manifestazioni, piccole e grandi, che praticamente ogni giorno, in ogni parte d’Italia, l’Anpi – e non solo – organizza per ricordare e difendere la memoria; e attraverso quella ricerca, a volte davvero difficile,  delle vite dei tanti italiani che durante la lotta di liberazione, talvolta anche a prezzo della loro vita, contribuirono a sconfiggere il fascismo e il nazismo creando le condizioni per regalarci un’Italia libera e democratica. Nella sezione “donne e uomini della resistenza” si contano ormai quasi 3100 biografie. Il nostro impegno a ricordare, naturalmente, continuerà, contando soprattutto sulle segnalazioni che i visitatori del sito ci faranno. Quante alle altre novità nessuna anticipazione. Che sorpresa sia!
Testo di Michele Urbano


 Moie, 29 settembre 2015

lunedì 28 settembre 2015

E’ morta l’ultima partigiana di Via Rasella


"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"


Lucia Ottobrini
l' ultima partigiana di Via Rasella

E’ morta l’ultima partigiana di Via Rasella
E’ scomparsa, nella clinica San Raffaele di Rocca di Papa, a 91 anni, Lucia Ottobrini, valorosa partigiana, una delle quattro ragazze dei Gap (assieme a Carla Capponi, Maria Teresa Regard e Marisa Musu), medaglia d’argento al valor militare, compagna di lotta e moglie di Mario Fiorentini. Partecipò a molte azioni partigiane a Roma.

E’ scomparsa, nella clinica San Raffaele di Rocca di Papa, a 91 anni, Lucia Ottobrini, valorosa partigiana, una delle quattro ragazze dei Gap (assieme a Carla Capponi, Maria Teresa Regard e Marisa Musu), medaglia d’argento al valor militare, compagna di lotta e moglie di Mario Fiorentini. Partecipò a molte azioni partigiane a Roma.

Nata il Alsazia da famiglia antifascista di lavoratori italiani emigrati, nemmeno ventenne, è incaricata di nascondere in casa le armi per le azioni; successivamente, in virtù della sua conoscenza del tedesco si infiltra tra i nazi-fascisti, con i nomi di battaglia di “Maria Fiori” o “Leda Lamberti”. Ben presto partecipa attivamente alla lotta armata.

Il 31 ottobre 1943, partecipa ad un’azione di copertura, in corso Vittorio Emanuele, in cui vengono uccisi tre militanti della Rsi. E’ protagonista, il 18 dicembre 1943, dell’azione al cinema Barberini in cui vengono uccisi otto militari tedeschi.

Fermata dalle SS riesce a farsi rilasciare grazie alla sua conoscenza del tedesco. Il 10 marzo ’44, assieme a Rosario Bentivegna, Mario Fiorentini (col quale si sposerà) e Franco Ferri, lanciano alcune bombe contro un corteo di fascisti che sfilano in via Tomacelli: tre morti e diversi feriti.

Non parteciperà direttamente all’azione di via Rasella, il 23 marzo ’44, perché malata,  ma sarà lei a riempire di esplosivo il carretto della nettezza urbana utilizzato per l’attacco al Polizeiregiment Bozen, che causerà la morte di 33 militari tedeschi.

Verrà insignita, dopo la Liberazione, della medaglia al valor militare.

Ciao Lucia e grazie per il grande contributo dato contro l’occupazione nazifascista.

Alcune stime della partecipazione femminile alla Resistenza:

·         70000 donne organizzate nei Gruppi di difesa della Donna;
·         35000 donne partigiane, che operavano come combattenti;
·         20000 donne con funzioni di supporto;
·         4563 arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti;
·         2900 giustiziate o uccise in combattimento;
·         2750 deportate in Germania nei lager nazisti;
·         1700 donne ferite
·         623 fucilate e cadute;
·         512 commissarie di guerra.


Moie, 26 settembre 2015

venerdì 25 settembre 2015

Incontro con Anna Maria Bartoloni

"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"


Anna Maria Bartoloni 1944


Avervi incontrato mi ha fatto molto piacere. Sapere che i nostri sacrifici sono serviti, sapere che ancora ci sono persone, bambini, ragazzi che ci chiedono di raccontare la nostra vita da partigiani ci ripaga del dolore sofferto

Così Anna Maria Bartoloni ha commentato l’incontro avuto con il Direttivo dell’Anpi della Mediavallesina che si è svolto il 20 agosto 2015, in occasione di una sua breve visita a Maiolati.

Anna Maria Bartoloni , 20 agosto 2015

Anna Maria ha ripercorso e raccontato nuovamente la sua storia di partigiana, la sua vita vissuta in montagna nella primavera del 1944. 





In un altro post precedente (“chi era Giannino Pastori”) abbiamo già raccontato gli eventi e i fatti che hanno segnato la vita di Anna Maria e suo marito Giannino Pastori, ma la sua testimonianza viva e ancora estremamente lucida ci ha permesso di comprendere appieno  lo stato  d’animo di coloro che avevano deciso di essere “di parte”.




Anna Maria decise autonomamente di raggiungere suo marito in montagna e di contribuire alla vita del gruppo. Il 29 giugno tornò a casa … aveva appena scoperto di aspettare un bambino…. “avevo bisogno di lavarmi e di stare un po’ tranquilla . Così il giorno di San Pietro e Paolo giunsi a casa  di mia madre. Eravamo molto felici di quel bambino e anche mio marito aveva insistito che tornassi a casa per un po’. “





Due giorni dopo Giannino   morì in battaglia a Poggio San Vicino. Lo lasciarono lì sul posto perché i tedeschi controllavano tutto il territorio. Anna Maria saprà della morte di suo marito solo venti giorni dopo quando si svolse il funerale prima a Cupramontana poi a Maiolati Spontini. 



Anna Maria continua a raccontare le difficoltà di una giovane donna con un bambino da crescere nell’immediato dopoguerra.  “ Non ho avuto grandi aiuti ma con il mio lavoro sono riuscita a crescere bene il mio bambino.”






Anna ci ha chiesto di ricordare alcune  persone che hanno contribuito alla lotta partigiana maiolatese : “Vorrei approfittare dell’occasione per dire che tantissimi maiolatesi parteciparono al movimento della resistenza e voglio ricordarne alcuni: in primo luogo Antonio Ricci , Giovanni Ciampichetti, il dott. Tittarelli che mi fu particolarmente vicino, Enio Amadio, Pastori Nello , Ferazzani Silvio e suo padre ed altri






In conclusione Anna Maria, siamo noi a dire che è stato un vero piacere averti incontrato e ti assicuriamo che l’Anpi continuerà a  ricordare e raccontare alle nuove generazioni il sacrificio da cui è nata la nostra libertà. 

Testo di Tiziana Cuicchi del Comitato Anpi Mediavallesina


Anna Maria Bartoloni con il Comitato Anpi Mediavallesina





Moie 25 settembre 2015

domenica 20 settembre 2015

Istituto Alcide Cervi




"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"





“Dal moderno antifascismo all’accoglienza, dalle donne alla Casa-Museo, dalla formazione al paesaggio, al grande tema della democrazia


L’Istituto Alcide Cervi oggi, perché? Questa domanda ha accompagnato il rinnovo triennale dei suoi organismi dirigenti nel giugno scorso, quarant’anni dopo la sua nascita, quando l’eredità del sacrificio dei sette fratelli Cervi passò dalla famiglia alle istituzioni pubbliche, al Paese intero.

La famiglia Cervi

I suoi fondatori, ANPI, CIA, Comune di Gattatico e Provincia di Reggio Emilia, ne furono gli artefici: le comunità locali, insieme ai partigiani italiani e ai contadini, protagonisti della Liberazione nazionale. Da subito molti altri comuni e istituzioni costituirono la base associativa dell’Istituto, continuando a crescere fino ai 150 soci di oggi.



Settant’anni dopo, quella memoria interroga il presente: dove sono la libertà, la giustizia, la solidarietà, la pace conquistate allora a così caro prezzo? Dove sono nell’Italia riscattata dalla Resistenza, nell’Europa nata dalla speranza e dalla visione dei sopravvissuti, nel mondo globale così carico di sfide?



L’Istituto Cervi guarda all’oggi, alla crisi della democrazia, alle guerre, al cammino dei popoli verso un destino migliore, alle lotte per la libertà. Si domanda quale debba essere il suo impegno: testimoniare, diffondere conoscenza, sostenere la coscienza civile del Paese. Nel tempo nuovo dello smarrimento, della debolezza della politica, della comunicazione veloce.





La nostra vigile attenzione è rivolta oggi innanzitutto al manifestarsi di pulsioni populiste, razziste, autoritarie nelle nostre società democratiche. Società pervase dalla paura, dall’incertezza, dalla sfiducia nella politica e nel futuro. Per questo, dopo un seminario nazionale promosso insieme con l’ANPI l’anno scorso sulla difesa giuridica, legislativa e normativa dell’antifascismo, affronteremo le ragioni politiche, sociali e culturali del venir meno oggi dei valori antifascisti e democratici, mentre la crisi economica e sociale alimenta paure, egoismi, chiusure. Lo faremo anche con i giovani amministratori che oggi affrontano il difficile governo delle comunità locali, delle periferie, del disagio sociale, e con i moderni mezzi di comunicazione, per raggiungere ogni fascia d’attenzione.



Anhaita dell' Anpi Mediavallesina di Moie
con Albertina Soliani Presidente dell' Istituto Cervi

Casa Cervi è la casa dell’accoglienza. Lo è stata nei giorni della Resistenza, lo è ancora oggi. Una grande partecipazione di popolo, di volontari, delle espressioni più vive della cultura e della resistenza civile, da Libera al Centro Studi “Paolo Borsellino”, dell’economia e della vita sociale, dalla cooperazione alle scuole, trova a Casa Cervi il luogo della memoria e dell’impegno.



Anpi di Jesi e Anpi Mediavallesina di Moie all'evento Pastasciutta antifascista a Carpi

Nelle campagne emiliane, nei nostri territori, vivono da decenni molte famiglie immigrate. Vivono con noi, lavorano con noi. Un focus di ricerca ci impegnerà a trasmettere, soprattutto alle seconde generazioni, il patrimonio della memoria e della nostra democrazia nello scambio con le esperienze di lotta e di emancipazione dei Paesi da cui esse provengono. Il mondo globale oggi è a Casa Cervi, dove più di settant’anni fa il trattore che arava la terra portava per i campi il loro mappamondo.
Continueremo la ricerca storica, anche attraverso le nuove tecnologie. Memorieincammino ne è un esempio, sostenuto e finanziato dallo Stato nell’ambito delle Celebrazioni del 70° anniversario della Resistenza. Un progetto dedicato soprattutto alle donne. La storia di donne e di uomini, di luoghi ed eventi che hanno fatto il cambiamento storico del nostro continente riguarda l’Italia ma anche l’Europa, e il Cervi vuole realizzare la rete italiana ed europea della memoria. Perché l’Europa del sogno dei fondatori dell’Unione trovi nuova forza dalle sue radici, e viva oggi quel sogno nei suoi valori democratici, nell’affermazione del diritto, dell’accoglienza, del rispetto, della solidarietà e della pace. Perché questa è la sua vocazione, dopo l’immane tragedia del Novecento che ha posto lo spartiacque tra civiltà e barbarie.

Conclusione dell'evento con l'intervento 
della Presidente dell' Istituto Cervi 
Albertina Soliani

Rilanceremo la Casa Museo, nella rete dei luoghi della memoria, con la lingua inglese ed altre lingue perché sia comprensibile a tutti il valore di questa storia universale.
La scuola è di casa al Cervi. Non solo un museo, ma la memoria vivente dei valori dell’umanità da consegnare alle nuove generazioni. Un’indicazione nazionale per tutta la scuola italiana. Memoria ed educazione, insomma, un obiettivo primario per l’Istituto Cervi.
Da circa dieci anni presso la sede unificata dell’Istituto Cervi ha sede la Biblioteca e l’Archivio e di Emilio Sereni, un patrimonio cruciale per lo studio del paesaggio e delle campagne, di cui la Summer School è il frutto più maturo. Ad essa partecipano con entusiasmo studiosi ed operatori. Quest’anno la scuola ha aperto la sessione all’Expo di Milano sul tema: Paesaggi del cibo. L’Istituto Cervi ha così portato alla Carta di Milano il suo peculiare contributo: il cibo è innanzitutto giustizia, a cominciare dall’infanzia denutrita del pianeta. Paesaggio è democrazia.
L’Istituto Cervi ha dimensione internazionale, vogliamo che lo sia sempre di più anche con la presenza di studiosi internazionali nel comitato scientifico. Stiamo celebrando a Casa Cervi due centenari del 2015: quello del genocidio armeno, quello della nascita di Aung San, contadino e antifascista, padre della Patria in Birmania. La testimonianza dei martiri del mondo è grande, e il mondo è uno. Casa Cervi è uno dei luoghi più emblematici nel mondo per far conoscere queste testimonianze.
I fratelli Cervi, insieme con quanti sacrificarono la loro vita per reggere l’urto della storia e aprire una strada ad un mondo nuovo, ci insegnano oggi a guardare alla storia presente dell’umanità con la stessa consapevolezza e lo stesso coraggio. Il tempo presente ne ha profondamente bisogno. Basta questo a dare all’Istituto Cervi il significato del suo esistere.
Affrontare oggi la crisi della democrazia, promuovere l’impegno per il cambiamento verso un mondo più giusto, più libero, più unito e in pace, educare i cittadini all’etica della responsabilità. Ecco la risposta alla domanda: perché l’Istituto Cervi oggi?
Custodire la memoria, farla vivere nel presente e nel futuro: questo è il nostro impegno, questa la nostra responsabilità.”
Testo della Senatrice Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Alcide Cervi



Moie, domenica 20 settembre 2015

giovedì 10 settembre 2015

Emma Dancourt


"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"



Emma Dancourt



« J'aime bien ce verbe -  résister - . Résister, à ce qui nous emprisonne, aux préjugés, aux jugements hâtifs, à l'envie de juger, à tout ce qui est mauvais en nous et ne demande qu'à s'exprimer, à l'envie d'abandonner, au besoin de se faire plaindre, au besoin de parler de soi au détriment de l'autre, aux modes, aux ambitions malsaines, au désarroi ambiant.
Résister, et... sourire. »




« Mi piace il verbo resistere .. Resistere a ciò che ci imprigiona, ai pregiudizi, ai giudizi affrettati, alla voglia di giudicare, a tutta la cattiveria che è in ognumo di noi e che chiede solo di esprimersi, alla voglia di arrendersi, al vitttimismo, al bisogno di parlare di sè a scapito degli altri, alle mode, alle ambizioni malsane, allo smarrimento diffuso. Resistere e...sorridere. »




Lacken 10 settembre 2015

venerdì 4 settembre 2015

La storia della Brigata Belfast

"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"


Robert Gerard Sands, detto Bobby - Irl. Roibeard Gearóid Ó Seachnasaigh 
Belfast 9 marzo 1954 - Long Kesh 5 maggio 1981  

"Ero soltanto un ragazzo della working class  proveniente da un ghetto nazionalista, ma è la repressione che crea lo spirito rivoluzionario della libertà. Io non mi fermerò fino a quando non realizzerò la liberazione del mio paese, fino a che l'Irlanda non diventerà una, sovrana, indipendente, repubblica socialista".Citazione tratta dal libro Un giorno della mia vita di Bobby Sands
  

E stato un’ attivista e politico nordirlandese, volontario della Provisional Irish Republican Army. Eletto membro del parlamento britannico mentre era detenuto nel carcere di Maze, a Long Kesh, ivi morì il 5 maggio 1981 a seguito di uno sciopero della fame  condotto ad oltranza come forma di protesta contro il regime carcerario cui erano sottoposti i detenuti repubblicani.


Ingresso al Compaund 19 del Carcere di Maze

Nato ad Abbots Cross, sobborgo settentrionale di Belfast e cresciuto nel quartiere a maggioranza protestante di Rathcoole, si trasferì diverse volte con la sua famiglia a causa delle costanti intimidazioni subite dai lealisti protestanti; nonostante alcune affermazioni in questo senso, non è del tutto certo se i Sands fossero cattolici, dato che il loro cognome deriva dal nonno paterno di Bobby, che era protestante. Lasciata la scuola, Bobby Sands divenne un apprendista carrozziere (coach-builder), finché non fu costretto a lasciare, per le minacce dei lealisti.
Nel giugno 1972 la sua famiglia si era trasferita a Twinbrook, alla periferia sudoccidentale di Belfast  , dove divenne un attivista della comunità e si sposò con Geraldine Noade, da cui ebbe nel 1973 il figlio Gerard.
Murales di Bobby Sands nella zona cattolica di Belfast

All'apice dei tumulti, entrò nell' IRA. Così Sands descrisse la sua scelta:
« I had seen too many homes wrecked, fathers and sons arrested, friends murdered. Too much gas, shootings and blood, most of it our own people’s. At 18 and a half I joined the IRA.»



« Avevo visto troppe case distrutte, padri e figli arrestati, amici assassinati. Troppi gas, sparatorie e sangue, la maggior parte del quale della nostra stessa gente. A 18 anni e mezzo mi unii all'IRA.»


Divenne membro del Primo battaglione della Brigata Belfast, ma nell'ottobre dello stesso anno fu arrestatio per detenzione di 4 pistole. Sands rimase in carcere senza processo - all'epoca in Irlanda del Nord  era prevista la possibilità di detenzione senza processo, solo sulla base di una decisione del Ministro degli Interni dell'Irlanda del Nord fino al marzo 1972, e successivamente del Segretario di Stato per l'Irlanda del Nord del governo britannico. L'internamento senza processo venne abolito nel 1976 sino all'aprile 1973, quando fu condannato a 5 anni di reclusione.  Poco tempo dopo la moglie e il figlio andarono a vivere in Inghilterra.
Murales bogside

Era fuori di prigione da meno di un anno quando, il 14 ottobre 1976, fu nuovamente arrestato.
Sospettato di coinvolgimento nell' attentato contro il mobilificio della Balmoral Furniture Company a Dunmurry, non fu direttamente imputato di quest'azione perché un giudice stabilì non esservi evidenze di concorso in quel reato.
Graffiti a Belfast

Fu prosciolto anche dall'accusa di aver partecipato ad un conflitto a fuoco contro uomini del Royal Ulster Constabular, anche per questo per insufficienza di prove.  Ma alcuni dei partecipanti alla sparatoria, Sean Lavery, Joe McDonnel e Seamus Finucane (fratello di John, morto nel 1972 in "servizio attivo" per l'IRA, di Dermot, uno dei 38 repubblicani ad evadere da Long Kesh nel 1983 e di Patrick, avvocato, ucciso nel febbraio 1989 da un commando dell' Ulster Defence Association, erano stati arrestati dopo aver tentato di darsi alla fuga su un'auto insieme allo stesso Sands (abbandonando sul posto i feriti Seamus Martin e Gabriel Corbett). Un'arma rinvenuta a bordo dell'auto fu riconosciuta come una delle rivoltelle usate durante lo scontro, quindi nel settembre 1977 Sands fu processato per possesso illegale di armi  da fuoco e condannato a 14 anni di carcere.
Dopo un iniziale soggiorno di 22 giorni al carcere  di Crumlin Road, in cui fu coinvolto in tumulti per i quali fu tenuto nudo per 15 giorni e costretto al digiuno una volta ogni tre giorni, Sands scontò poi la pena nel carcere di Long Kesh, ribattezzato dagli inglesi "Maze" dopo che era stata costruita la parte nuova del carcere, costituita da 8 edifici a un piano a forma di H, che divennero tristemente noti come H-Blocks, "Blocchi H".
In prigione Sands divenne uno scrittore di giornalismo e poesia. I suoi articoli, scritti su cartine per sigarette o su pezzi di carta igienica, erano fatti uscire dal carcere con numerosi stratagemmi e furono pubblicati dal giornale repubblicano An Phoblacht-Republican News, voce del movimento, con lo pseudonimo "Marcella".
All'inizio dello sciopero della fame del 1980 Sands, già PRO (Public Relations Officer) dei detenuti, venne scelto come OC (Officer Commanding), ufficiale comandante dei prigionieri dell' IRA a Long Kesh in sostituzione di Brendan Hughes, che avrebbe guidato lo sciopero.
I prigionieri dell'IRA avevano organizzato una serie di proteste per cercare di riottenere lo status di prigionieri politici che il governo aveva negato per tutti i crimini commessi dopo il 1º marzo  1976, e non essere soggetti alle normali regole carcerarie. Iniziarono con la blanket protest - protesta delle coperte -  nel 1976, nel corso della quale i prigionieri si rifiutarono di indossare la divisa carceraria e si vestirono solamente di una coperta. Nel 1078 i detenuti iniziarono la dirty protest -  protesta dello sporco -, escalation che vide i prigionieri vivere nello squallore: spalmavano gli escrementi sui muri delle celle e buttavano l'urina sotto le porte, poiché venivano picchiati duramente dai secondini quando lasciavano le celle per andare al bagno a svuotare i buglioli..
Dopo più di 4 anni di vita in condizioni disumane, i detenuti decisero di risolvere la questione una volta per tutte e il 27 ottobre 1980 iniziarono il primo sciopero della fame.. Guidati da Brendan Hughes, fino ad allora OC dei detenuti dell'IRA, sette detenuti (6 dell'IRA e 1 dell'INLAI) digiunarono per 53 giorni. Il 18 dicembre, con uno di loro (Sean McKenna) in fin di vita, decisero di terminare il digiuno sulla base di indefinite promesse del governo di Margaret Thatcher che, una volta finito lo sciopero, non mise in pratica i cambiamenti annunciati nel regime carcerario.
Il secondo sciopero della fame iniziò quando Sands, diventato OC al posto di Hughes all'inizio del primo sciopero, rifiutò il cibo il 1º marzo 1981, dopo aver ceduto il comando dei detenuti a Brendan "Bik" McFarlane. Sands decise che gli altri prigionieri avrebbero dovuto unirsi allo sciopero ad intervalli regolari, allo scopo di aumentare l'impatto pubblicitario e la pressione sul governo britannico ogni volta che un detenuto in sciopero raggiungeva la fase critica del digiuno.
Poco dopo l'inizio dello sciopero, Frank Maguire, membro del parlamento del Regno Unito per la circoscrizione di Fermanagh-South Tyrone - un repubblicano irlandese indipendente - , morì e si svolse un'elezione suppletiva.
Sands fu nominato non come candidato del Sinn Fein, ma come Anti H-Blocks/Armagh Political Prisoner   Armagh si riferisce al carcere femminile di Armagh, dove erano rinchiuse le detenute dell'IRA e dell'INLA), e vinse il seggio il 9 aprile 1981 con 30.492 voti, contro i 29.046 del candidato dell' Ulster Unionist Party (UUP) Harry West. Al momento dell'elezione, Sands risultò il più giovane deputato in carica, che nel gergo anglosassone si chiama "Baby of the House".
Bobby Sands, Baby of the House
Il Governo del Regno Unito cambiò la legge poco dopo, introducendo il Representation of the People Act. Questo proibiva ai detenuti di partecipare alle elezioni, e richiedeva un periodo di cinque anni dal termine della pena, prima che un ex detenuto potesse candidarsi.
Tre settimane dopo, Sands morì nell'ospedale della prigione, dopo 66 giorni di sciopero della fame.
L'annuncio della sua morte diede il via a rivolte  che durarono diversi giorni, nelle zone nazionaliste dell'Irlanda del Nord. Oltre  100.000 persone si schierarono lungo il percorso del suo funerale, dalla casa di Sands a Twinbrook, West Belfast, fino al cimitero cattolico di Milltown, dove sono sepolti tutti i volunteers dell’IRA di Belfast.
Sands fu membro del Parlamento di Westminster per venticinque giorni, uno dei mandati più brevi della storia. Lasciò i genitori, i fratelli (una sorella, Bernadette, era all'epoca latitante nell'Eire e avrebbe poi sposato Michael McKevitt, Quartiermastro Generale dell'IRA che, nel 1996, in disaccordo con la strategia del processo di pace elaborata da Gery Adams e Martin McGuiness, lasciò l'organizzazione per dare vita, con altri dissidenti, alla Real IRA, responsabile nel 1998 della strage di Ornagh ) e un figlio piccolo, Gerard, nato dal suo matrimonio, finito durante il suo secondo periodo in carcere.

Altri nove uomini (6 dell'IRA e 3 dell'INLA) morirono dopo Bobby Sands tra maggio e agosto del 1981. Gran parte dei repubblicani irlandesi e dei simpatizzanti dell'IRA guardarono a Sands e agli altri nove come a dei martri che resistettero all'intransigenza del governo britannico e molti nazionalisti irlandesi che disapprovavano l'IRA furono scandalizzati dalla posizione del governo britannico.
La copertura mediatica che circondò la morte di Bobby produsse un nuovo flusso di attività dell'IRA, che reclutò molti nuovi membri e incrementò la sua capacità di raccogliere finanziamenti. Molte persone si sentirono spinte ad aiutare a spezzare la connessione britannica aiutando l'IRA, non vedendo altre opzioni dato l'atteggiamento intransigente dei politici britannici nei confronti dell'Irlanda. I numerosi successi elettorali conseguiti durante lo sciopero spinsero il movimento repubblicano a muoversi verso la politica, e indirettamente spianarono la strada all' Accordo del Venerdì Santo al successo elettorale del Sinn Fèin molti anni dopo.

Sands scrisse un libro in cui parla dell'esperienza carceraria intitolato Un giorno della mia vita. Sands scrisse, riferendosi agli anni della sua adolescenza: "Ero soltanto un ragazzo della working class  proveniente da un ghetto nazionalista, ma è la repressione che crea lo spirito rivoluzionario della libertà. Io non mi fermerò fino a quando non realizzerò la liberazione del mio paese, fino a che l'Irlanda non diventerà una, sovrana, indipendente, repubblica socialista".
Funerale di Bobby Sands

Funerale di Bobby Sands

Geraldine Noade, la moglie di Bobby Sand 
e Gerard, il figlio di Bobby al funerale
Long Kesh 5 maggio 1981

Funerale di Bobby Sands


Tomba di Bobby Sands al Cimitero di Milltown


Lacken, 4 settembre 2015