mercoledì 23 dicembre 2015

L'uomo che verrà


"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 
per mantenere vivo il fiore della democrazia"



Nell'inverno 1943 -1944 sull' appennino emiliano, la piccola Martina, di otto anni, vive con i genitori e con la numerosa famiglia contadina, che fatica ogni giorno per sopravvivere. Dalla morte del fratello più piccolo Martina ha smesso di parlare e questo la rende oggetto di scherno da parte dei coetanei, tuttavia il suo sguardo sul mondo che la circonda è molto profondo. La seconda guerra mondiale arriva anche sulle sue colline ricoperte di neve, con la presenza sempre più invadente di soldati tedeschi  e squadre di partigiani. Lena, la madre della bambina, resta nuovamente incinta e Martina segue con attenzione i nove mesi della gestazione, mentre le complesse vicende della guerra si intersecano con la quotidianità della vita contadina: il bucato, le ceste intrecciate nella stalla, la macellazione del maiale, gli amoreggiamenti dei giovani, la Prima Comunione.


Il fratellino di Martina nasce in casa, a fine settembre del 1944. Allo spuntar del giorno le SS, appoggiate da reparti di soldati dell'esercito, arrivano sulle colline bolognesi, mettendo in atto un feroce rastrellamento, che verrà ricordato come strage di Marzabotto: vecchi, donne e bambini vengono trucidati, dopo esser stati raccolti nei cimiteri, nelle chiese e nei casolari. Martina, che era riuscita a fuggire, viene scoperta e rinchiusa nella piccola chiesa di Cerpiano insieme a decine di altre persone e, dopo avere chiuso le porte, attraverso le finestre i soldati lanciano all'interno delle granate che fanno strage. La bambina resta miracolosamente illesa e torna a casa, trovando solo stanze vuote e silenzio: prende la cesta con il fratellino, che aveva nascosto all'interno di un rifugio dentro il bosco prima di essere trovata, e si rifugia nella canonica di don Fornasini, uno dei parroci della zona, e, dopo che la strage si è compiuta, fa ritorno al casolare di famiglia, dove si prende cura del fratellino intonando per lui una ninna nanna, riacquistando l'uso della parola.


Ambientato nel 1944, racconta gli eventi antecedenti la strage di Marzabotto visti attraverso gli occhi di una bambina di otto anni. Il film è stato girato a Radicondoli  in provincia di Siena  e a Monte San Pietro in provincia di Bologna, con un budget di 3 milioni di euro, con il supporto di Rai Cinema  e del Ministero per i Breni e le Attività Culturali.



 Moie, 23 dicembre 2015

martedì 15 dicembre 2015

Dalla Birmania a Parigi, il mondo che cambia


"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 
per mantenere vivo il fiore della democrazia"

Aung San Suu Kyi 

In Estremo Oriente libere elezioni dopo 25 anni. 

Una settimana dopo, l’attacco terroristico a Parigi. I valori universali e le radici del fascismo. 

L’impegno dell’Istituto Alcide Cervi
8 novembre 2015, Birmania. Le prime elezioni libere dopo 25 anni, nonostante problemi e difficoltà, sono state stravinte dalla NLD, la Lega Nazionale per la Democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi.
È il loro 25 aprile. Dopo decenni di dittatura militare, il popolo sceglie la democrazia. In fila per votare, fin dall’alba, in modo pacifico, sorridenti, i cittadini del Myanmar affidano ad Aung San Suu Kyi, leader dell’NLD e Premio Nobel per la Pace, la guida del Paese. La Costituzione, voluta nel 2008 dai militari, glielo impedisce ma il processo politico è irreversibile. È una svolta storica. Dalla Birmania viene un grande segnale per l’Asia e per il mondo. La democrazia è possibile, è nelle mani del popolo.
Pochi giorni dopo, il 13 novembre, a Parigi il terrorismo dell’IS fa molte vittime. Un attacco alla Francia, un attacco all’Europa. Da troppo tempo il Medioriente e l’Africa, dal Mediterraneo all’area subsahariana, sono travolti dai conflitti di fronte ad un’Europa debole politicamente, priva di visione.
Questo è il mondo del nostro tempo, mai come ora così unito, connesso e vicino. Il mondo è uno, l’umanità ha un unico destino, la responsabilità degli uni verso gli altri è la stessa. Quale è la bussola? I valori universali, che sotto tutti i cieli dicono la stessa cosa: libertà, giustizia, uguaglianza, pace. Il mondo attende una svolta, politica, culturale, spirituale.
Da tempo sono vicina ad Aung San Suu Kyi e al popolo birmano. Sono stati profondamente segnati dalla sofferenza, ma hanno saputo trasformare il dolore in resistenza non violenta al male e all’oppressione. Subito dopo la vittoria Aung San Suu Kyi ha detto al suo popolo: “Chiedo coraggio a chi ha perso, e umiltà ai vincitori”. Oggi sta realizzando il cambiamento che era lo slogan della sua campagna elettorale: “tempo di cambiamento”. Il nuovo Parlamento s’insedierà a febbraio e solo all’inizio di aprile ci sarà il nuovo governo. Aung San Suu Kyi sta trattando con i militari e il governo uscente la transizione. Nulla sarà facile, ma la strada è segnata. La Birmania si trova nell’area oggi economicamente più dinamica del mondo, ma è socialmente povera, estesa è la corruzione, il potere è in mano a pochi, i generali, padroni di gran parte del Paese.
Aung San Suu Kyi ha la visione e la forza per guidare il suo popolo verso la democrazia e la giustizia. In questi giorni sta formando la sua classe dirigente dopo anni di carcere e di silenzio. Ha riunito i suoi parlamentari, ha parlato loro con grande rigore morale. Da qualche parte, nel mondo, si vive il cambiamento secondo i valori autentici della democrazia. Un esempio anche per noi qui.
A Casa Cervi, dove guardiamo all’oggi e al mondo con le radici ben piantate nel terreno che ha visto nascere la nostra democrazia, abbiamo ricordato con un convegno Aung San, Padre della Patria, ucciso a 32 anni in una congiura politica nel 1947, alla vigilia dell’indipendenza della Birmania.  Aung San e Aung San Suu Kyi, sua figlia, oggi chiamata Madre della Birmania. Un Paese affidato a due vite, che hanno scelto di dedicare la propria esistenza al loro popolo. A prezzi altissimi.
Diceva Aung San:“…Il fascismo è stato sconfitto, ma le sue radici rimangono e sono ancora vive. Le troviamo nei trusts internazionali e nei cartelli, le troviamo nella schiavizzazione di parecchi milioni di popoli di pelle marrone e nera del mondo, compreso il nostro. A meno che queste radici vengano completamente sradicate, a meno che il mondo intero diventi un mondo di popoli liberi, il mondo non può ancora affermare che ha scoperto una pace stabile.”

Birmania
Oggi abbiamo bisogno di testimoni che vivono nella loro vita i valori universali. Nei giorni scorsi a Casa Cervi si è tenuto un Seminario Nazionale, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, sul tema: “Costruttori di Ponti: scuola, storia, migrazioni”.

Casa Famiglia Cervi a Gattatico

Moie, martedì 15 dicembre 2015 

Mario Dondero , Partigiano della Val d'Ossola

"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"

Mario Dondero

Mario Dondero (Milano , 6 maggio 1928  – Petritoli, 13 dicembre 2015 ) è stato un  fotografo e fotoreporter italiano. 

                « Volevo fare il marinaio poi sono diventato fotografo. »


Di origini genovesi , è una delle più originali figure del fotogiornalismo  contemporaneo.
Giovanissimo partigiano nella Val d'Ossola, si è accostato molto presto al giornalismo, prima scritto poi fotografico, iniziando a collaborare nei primi anni Cinquanta a " L' Avanti ", "l'Unità", " Milano Sera ", " Le Ore".
Legato al cosiddetto gruppo dei "Giamaicani" (i frequentatori del Bar Jamaica a Milano, di cui è presidente: Alfa Castaldi, Camilla Cederna, Luciano Bianciardi, Giulia Niccolai, Carlo Bavagnoli, Ugo Mulas, Uliano Lucas), nel 1955 si sposta a Parigi dove collabora con "L'Espresso", "L'Illustrazione Italiana", "Le Monde", "Le Nouvel Observateur", "Daily Herald". Frequenta e ritrae scrittori e intellettuali francesi (Roland Topor, Claude Mauriac, Daniel Pennac, Yashar Kemal).
Tra le sue foto più celebri, quella del gruppo degli scrittori del Nouveau roman scattata a Parigi nell'ottobre del 1959 davanti alla sede delle Editions de Minuit (Nathalie Sarraute,Samuel Beckett, Alain Robbe-Grillet, Claude Mauriac, Claude Simon, Jérôme Lindon, Robert Pinget, Claude Ollier).
Il suo interesse per l'Africa si è manifestato attraverso la collaborazione alle riviste Jeune Afrique, Afrique-Asie, Demain l'Afrique. In Francia, a metà degli anni Cinquanta, ha collaborato a Regards (la leggendaria rivista comunista che pubblicò fra le prime le fotografie di Robert Capa e Gerda Taro sulla guerra di Spagna). Ha poi lavorato da Parigi per Il Giorno nel periodo della Guerra d'Algeria.
In Italia ha collaborato a lungo con Vie nuove, Tempo illustrato, L'Europeo, L'Espresso, Epoca sia all'epoca in cui la rivista era diretta da Enzo Biagi sia in quello più recente in cui fu diretta da Carlo Rognoni. Dalla loro nascita ha iniziato a pubblicare sul quotidiano il manifesto e sul settimanale Diario di Enrico Deaglio.
Negli anni Sessanta ha realizzato alcune "fotostorie" per La Tv dei ragazzi (Rai) e alcuni corti per l'Antenna cinematografica del PCI Unitelefilm. Appassionato di radiofonia ha collaborato con la sezione italiana della Bbc e recentemente ha condotto con Emanuele Giordana alcune trasmissioni di per Radio3 (Rai) dedicate alla storia del fotogiornalismo (2012-2013).
Ha esposto le sue fotografie in moltissime occasioni e in tantissime città italiane e straniere. Noto per il suo impegno civile e sociale, ha documentato in Afghanistan il lavoro delle équipe mediche di Emergency, di cui è un attivo sostenitore. Ha realizzato un inserto fotografico sul disastro della motonave Elisabetta Montanari per il libro Il costo della vita. Storia di una tragedia operaia di Angelo Ferracuti, pubblicato da Einaudi nel 2013 (ISBN 9788806211059).
Era Camallo Onorario della Compagnia unica dei portuali genovesi e Socio Onorario dell'Accademia di Brera.
Negli ultimi anni di vita ha vissuto a Fermo.



« Il colore distrae. Fotografare una guerra a colori mi pare immorale. »

 Moie, martedì 15 dicembre 2015

lunedì 7 dicembre 2015

Irene Sendler

"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"


Irene Sendler
«Avrei potuto fare di più. Questo rimpianto non mi lascia mai.»

Irena Sendler, attiva nella Resistenza polacca, ha salvato oltre 2500 bambini ebrei facendoli fuggire dal ghetto creandogli nuovi documenti e identità, affidandoli ad altre famiglie o a istituti religiosi.

Catturata e torturata pesantemente dai nazisti non fece parola, ma rimase invalida a vita. I compagni riuscirono a corrompere le guardie e a farla evadere il giorno prima della fucilazione.

Conservò i nomi originali dei bambini in tanti barattoli, alla fine del conflitto oltre 2000 bambini poterono riabbracciare i propri cari.
Di recente un gruppo di alpinisti le ha dedicato uno "spigolo" in Appennino.
Questa è una di quelle storie per cui vale la pena di vivere, onore e grazie anche al gruppo di alpinisti che hanno avuto la cortesia di dedicarle uno spicchio di montagna .....Tommaso Marcantonio




Moie, lunedì 7 dicembre 2015

domenica 6 dicembre 2015

Partigiani sempre


"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"


Siamo eredi di un patrimonio immenso: i sogni, i pensieri, le speranze, i progetti dei combattenti per la libertà. Questo ci impegna ad essere noi stessi, noi Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, tenendo ferma la nostra autonomia e la nostra indipendenza, in relazione agli anni grandiosi della Liberazione d'Italia, della Costituzione, della Repubblica.

I tempi non sono facili. Ma resta l'imperativo categorico volto a far sì che l'ANPI svolga il ruolo che le è stato assegnato dalla storia, consapevoli e orgogliosi di ricordare sempre da dove veniamo, chi siamo e dove abbiamo il dovere di andare.

Vogliamo guardare all'Italia, non dall'alto di una nobiltà ma con la coscienza critica di chi vuole e pretende che quei valori vengano rispettati e resi sempre più concreti e tangibili.

Alle donne e agli uomini, ai giovani, alle anziane e agli anziani che vorranno incontrarci e conoscerci diciamo con forza e la passione di sempre che l'ANPI esiste ed esisterà per promuovere e difendere la democrazia, per praticare l'antifascismo, per ottenere libertà, eguaglianza e dignità, nel nome della fratellanza, della solidarietà e della pace. Questi sono i lasciti della Resistenza, questo deve essere il collante fondamentale e l'orizzonte di azione e vita di tutti i sinceri democratici.


Siamo appassionati di democrazia.



Moie, domenica 6 dicembre 2015

martedì 1 dicembre 2015

Tina Modotti, la sua ferrea e delicata struttura

"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"


A Udine una mostra dedicata a Tina Modotti che presenta una documentazione inedita e mai presentata in Italia.

Tina Modotti

«Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita: di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma, d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea, la tua delicata struttura».

Con queste parole Pablo Neruda, il 5 gennaio 1942, ricorda Tina Modotti e questi versi, a mio avviso, potrebbero guidare il visitatore della mostra Tina Modotti. La nuova rosa. Arte, storia, nuova umanità, allestita a Udine presso Casa Cavazzini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea.


Campesinos alla maniofestazione del primo maggio 1926


Le sale espositive propongono un vastissimo repertorio fotografico e documentale di e su Tina Modotti che ne ripercorre sia la complessa biografia che il contesto storico in cui viveva, fondamentale per comprenderne le scelte di vita, considerando che la sua storia attraversa la prima metà del Novecento passando differenti scenari storici e politici. 


Donna con Bandiera 1928


La mostra si articola in tre sezioni che partono dal Messico degli anni Venti, per arrivare all’antifascismo internazionale e a Nessuna definizione precisa può racchiudere l’intensa attività di Tina Modotti: l’operaia, la migrante, la sarta, l’attrice, la modella, la fotografa, la militante comunista, l’antifascista, la ribelle. La sua vita, il lavoro, il pensiero, i lla guerra civile spagnola.


Ritratto di Tina Modotti

Nessuna definizione precisa può racchiudere l’intensa attività di Tina Modotti: l’operaia, la migrante, la sarta, l’attrice, la modella, la fotografa, la militante comunista, l’antifascista, la ribelle. La sua vita, il lavoro, il pensiero, i legami affettivi prendono forma da quella sua personale combinazione trae spressione artistica e impegno politico-sociale

Si susseguono le peregrinazioni che partono dal Friuli, terra natale, e la portano in Austria, negli Stati Uniti, in in Messico, in Germania, in Russia, in Francia, in Spagna e nuovamente in Messico. Tina cresce, evolve, muta attraverso svariati cambiamenti di stile e le relazioni sentimentali segnano svolte importanti, tracciate da lutti e separazioni, che diventano una sorta di metronomo: Roubaix de l’Abrie Richey detto Robo, Edward Weston, Xavier Guerrero, Antonio Julio Mella, Vittorio Vidali.

Tina Modotti e Edward Weston

In questa importante esposizione viene presentata, oltre alle foto già note, una documentazione inedita o mai esposta in Italia, come le carte e le fotografie originali lasciate da Jolanda Modotti, sorella di Tina, relativa alla famiglia e agli amici negli Stati Uniti e in Messico negli anni Venti e la corrispondenza intercorsa tra Jolanda, Vittorio Vidali e Sylvia Thompson.

Foto di Tina Modotti fatta da Edward Weston


Sono, inoltre, esposte per la prima volta in Italia 18 fotografie di Tina Modotti che documentano l’attività del Movimento delle scuole libere di educazione agraria e della Lega delle Comunità agrarie nei villaggi di Chiconcuaa, Tocuila, Ocopulco e Chipiltepec, ubicati nel distretto di Texcoco. Sono arrivate sino a noi grazie alla donazione fatta all’Istituto nazionale di antropologia e storia di Città del Messico da Savitri Sawhney, figlia di un esule indiano, Pandurang Khankhoje, nazionalista rivoluzionario hindu emigrato in Messico negli anni Venti, professore alla Scuola nazionale di agronomia e direttore delle Escuelas libres de agricoltura. 


Riunione di contadini in Messico 1928

La loro importanza non si limita alla fase documentativa sull’attività delle scuole, perché queste immagini testimoniano anche la trasformazione artistica di Tina Modotti.


L’esposizione promossa dal Comitato Tina Modotti e sostenuta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Udine, è stata realizzata dai Civici Musei con la collaborazione di istituzioni scientifiche sia nazionali che internazionali, come l’Istituto Gramsci e l’Istituto nazionale di antropologia e storia di Città del Messico, solo per citarne alcune.


Tina Modotti alla manifestazione nel 1927


Comitato scientifico: Antonio Cobalti, Enzo Collotti, Marì Domini, Paolo Ferrari, Vania
Gransinigh, Gian Paolo Gri, Ferruccio Montanari, Claudio Natoli, Federico Pirone, Umberto Sereni, Roberta Valtorta, Romano Vecchiet.
Tina alla finestra di Tacubaya nel Messico nel 1923 fatta da Eward Weston
Catalogo pubblicato da Forum, Editrice Universitaria Udinese.

In concomitanza con la mostra è stato organizzato un convegno scientifico internazionale su Tina Modotti e la storia del Novecento che si terrà il 19 e il 20 novembre a Udine presso il Polo economico-giuridico dell’Università degli Studi di Udine (Via Tomadini 30/A, Aula 2). L’evento, promosso dall’Università di Udine, vedrà la partecipazione di studiosi tra i più qualificati a livello nazionale e internazionale, di storici e storiche della fotografia, nonché delle più accreditate biografe di Tina Modotti negli Stati Uniti, nel Messico, in Spagna e in Italia.

Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l'ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d'acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l'anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l'assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai tranquilla.
Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo?
Non odi un passo fermo di soldato nella neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d'una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall'acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché non muore il fuoco.
(Pablo Neruda , 5 gennaio 1942)

La sera del 5 gennaio 1942 Tina Modotti muore d’infarto, in un taxi, dopo una cena trascorsa in compagnia del suo compagno Vidali e degli amici più cari a casa dell’architetto Hannes Meyer. Le circostanze della morte sembrano subito poco chiare, e di fatto ancora oggi, a distanza di oltre sessant’anni, le perplessità restano. La notizia si scaglia contro l’opinione pubblica Messicana, e mondiale, scuotendo le acque torbide delle maldicenze che attribuiscono la scomparsa ad un delitto politico, messo in atto da Vittorio Vidali. All’epoca della scomparsa, gli amici della coppia e tutti coloro che si identificano negli ideali comunisti ricusano l’ipotesi di un possibile coinvolgimento di Vittorio Vidali, e il più indignato è il poeta Pablo Neruda che, con una splendida poesia dedicata a Tina, vuole allontanare le voci, le strumentalizzazioni, gli scandali, per celebrare soltanto l’esempio di una vita dedicata all’impegno politico, la passione rivoluzionaria, l’arte e l’amore. Neruda era arrivato in Messico nel 1940 e al momento della morte di Tina era console generale a Città del Messico per conto del governo cileno, con il quale collaborava da molto tempo. Oggi possiamo vedere che le loro vite avevano molti punti in comune, primi fra tutti l’esigenza di aiutare i perseguitati politici, di sentirsi “impegnati” nella società di cui facevano parte, di vivere appassionatamente l’arte -per lui la scrittura, per lei la fotografia- e l’amore. E i versi di Neruda sintetizzano perfettamente le qualità della Modotti e lo sguardo ammirato e complice del poeta che, nella donna celebrata, riconosce la condivisione di un mondo esistenziale, sociale e artistico. I primi versi della poesia sono l’epitaffio scolpito sulla tomba di Tina al Pantheon de Dolores a Città del Messico, mentre gli ultimi versi sono riportati su una stele commemorativa ad Udine, voluta dal Comitato Tina Modotti.

Moie, martedì 1 dicembre 2015

Verbale Anpi Mediavallesina del 16 novembre 2015

"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 

per mantenere vivo il fiore della democrazia"



Comitato Direttivo ANPI Mediavallesina
Pasquale Ricciuti, Anahita Hoseinpour Dowlatabadi, Grazia Grazi, Patrizia Renzi, 

Valentina Baiocco, Tiziana Cuicchi, Giuliano Montesi, Biagio Antonelli

Verbale assemblea iscritti e simpatizzanti ANPI Mediavallesina  


Il giorno lunedì 16 novembre 2015, presso la sede provvisoria della Proloco di Moie, in Via Carducci, alle ore 21:00, si è svolta la quinta assemblea degli iscritti e simpatizzanti ANPI Mediavallesina per discutere il seguente ordine del giorno:

  • Partecipazione al mercatino di Natale
  • Incontro con Adelmo Cervi alla Biblioteca La Fornace
  • Pranzo Serra San Quirico
  • Varie ed eventuali

Presenti:  Tiziana Cuicchi, Patrizia Renzi, Valentina Baiocco, Pasquale Ricciuti

  • Il presidente Patrizia Renzi afferma di aver contattato, per la partecipazione al mercatino natalizio, la Pro loco e la casa editrice Affinità elettive. Pur non essendoci però problemi sia per quanto riguarda il reperimento dello spazio che la disponibilità della casa editrice a fornire i libri in conto vendita, si ritiene opportuno per il momento soprassedere, in quanto sembranoal momento mancare, in quel particolare periodo, persone in grado di garantire l'allestimento e la collaborazione all'iniziativa.
  • La nostra associazione è stata invitata a partecipare all' incontro con Adelmo Cervi, organizzato dall'Anpi di Iesi, il 19 novembre alle ore 18 presso la biblioteca La Fornace di Moie, durante il quale sarà presentato il libro "Io che conosco il tuo cuore", edizione Piemme. La Presidente farà un suo intervento per far conoscere la nostra associazione e saranno distribuiti i volantini da distribuire al pubblico presente.
  • Tiziana raccomanda la partecipazione al pranzo sociale dell'Anpi di Serra San Quirico, come importante momento di convivialità.


Alle ore 11:00 la seduta è tolta.


Moie, martedì 1 dicembre 2015