"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi
per mantenere vivo il fiore della democrazia"
A Udine una mostra dedicata
a Tina Modotti che presenta una documentazione inedita e mai presentata in
Italia.
Tina Modotti
«Puro è il tuo
dolce nome, pura la tua fragile vita: di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio,
spuma, d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea, la tua delicata
struttura».
Con queste parole Pablo
Neruda, il 5 gennaio 1942, ricorda Tina Modotti e questi versi, a mio avviso,
potrebbero guidare il visitatore della mostra
Tina Modotti. La nuova rosa.
Arte, storia, nuova umanità, allestita a Udine presso Casa
Cavazzini, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea.
Campesinos alla maniofestazione del primo maggio 1926
Le sale espositive
propongono un vastissimo repertorio fotografico e documentale di e su Tina
Modotti che ne ripercorre sia la complessa biografia che il contesto storico in
cui viveva, fondamentale per comprenderne le scelte di vita, considerando che
la sua storia attraversa la prima metà del Novecento passando differenti
scenari storici e politici.
Donna con Bandiera 1928
La mostra si articola in tre sezioni che partono
dal Messico degli anni Venti, per arrivare all’antifascismo internazionale e a
Nessuna definizione precisa può racchiudere l’intensa attività di Tina Modotti:
l’operaia, la migrante, la sarta, l’attrice, la modella, la fotografa, la militante
comunista, l’antifascista, la ribelle. La sua vita, il lavoro, il pensiero, i lla guerra civile spagnola.
Ritratto di Tina Modotti
Nessuna definizione precisa
può racchiudere l’intensa attività di Tina Modotti: l’operaia, la migrante, la
sarta, l’attrice, la modella, la fotografa, la militante comunista,
l’antifascista, la ribelle. La sua vita, il lavoro, il pensiero, i legami affettivi prendono forma da
quella sua personale combinazione trae spressione
artistica e impegno politico-sociale.
Si susseguono le peregrinazioni che partono dal Friuli, terra natale, e la
portano in Austria, negli Stati Uniti, in in
Messico, in Germania, in Russia, in Francia, in Spagna e nuovamente in Messico.
Tina cresce, evolve, muta attraverso svariati cambiamenti di stile e le
relazioni sentimentali segnano svolte importanti, tracciate da lutti e
separazioni, che diventano una sorta di metronomo: Roubaix de l’Abrie Richey
detto Robo, Edward Weston, Xavier Guerrero, Antonio Julio Mella, Vittorio Vidali.
Tina Modotti e Edward Weston
In questa importante
esposizione viene presentata, oltre alle foto già note, una documentazione
inedita o mai esposta in Italia, come le carte e le fotografie originali
lasciate da Jolanda Modotti, sorella di Tina, relativa alla famiglia e agli
amici negli Stati Uniti e in Messico negli anni Venti e la corrispondenza
intercorsa tra Jolanda, Vittorio Vidali e Sylvia Thompson.
Foto di Tina Modotti fatta da Edward Weston
Sono, inoltre, esposte per
la prima volta in Italia 18 fotografie di Tina Modotti che documentano
l’attività del Movimento delle scuole libere di educazione agraria e della Lega
delle Comunità agrarie nei villaggi di Chiconcuaa, Tocuila, Ocopulco e
Chipiltepec, ubicati nel distretto di Texcoco. Sono arrivate sino a noi grazie
alla donazione fatta all’Istituto nazionale di antropologia e storia di Città
del Messico da Savitri Sawhney, figlia di un esule indiano, Pandurang
Khankhoje, nazionalista rivoluzionario hindu emigrato in Messico negli anni
Venti, professore alla Scuola nazionale di agronomia e direttore delle Escuelas
libres de agricoltura.
Riunione di contadini in Messico 1928
La loro importanza non si limita alla fase documentativa
sull’attività delle scuole, perché queste immagini testimoniano anche la
trasformazione artistica di Tina Modotti.
L’esposizione promossa dal
Comitato Tina Modotti e sostenuta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di
Udine, è stata realizzata dai Civici Musei con la collaborazione di istituzioni
scientifiche sia nazionali che internazionali, come l’Istituto Gramsci e
l’Istituto nazionale di antropologia e storia di Città del Messico, solo per
citarne alcune.
Tina Modotti alla manifestazione nel 1927
Comitato scientifico: Antonio
Cobalti, Enzo Collotti, Marì Domini, Paolo Ferrari, Vania
Gransinigh, Gian Paolo Gri, Ferruccio Montanari, Claudio Natoli, Federico Pirone, Umberto Sereni, Roberta Valtorta, Romano Vecchiet.
Gransinigh, Gian Paolo Gri, Ferruccio Montanari, Claudio Natoli, Federico Pirone, Umberto Sereni, Roberta Valtorta, Romano Vecchiet.
Tina alla finestra di Tacubaya nel Messico nel 1923 fatta da Eward Weston
Catalogo pubblicato da
Forum, Editrice Universitaria Udinese.
In concomitanza con la
mostra è stato organizzato un convegno scientifico internazionale su Tina
Modotti e la storia del Novecento
che si terrà il 19 e il 20 novembre a Udine presso il Polo
economico-giuridico dell’Università degli Studi di Udine (Via Tomadini 30/A,
Aula 2). L’evento, promosso dall’Università di Udine, vedrà la partecipazione
di studiosi tra i più qualificati a livello nazionale e internazionale, di
storici e storiche della fotografia, nonché delle più accreditate biografe di Tina Modotti
negli Stati Uniti, nel Messico, in Spagna e in Italia.
Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l'ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d'acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l'anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l'assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai tranquilla.
Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo?
Non odi un passo fermo di soldato nella neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d'una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall'acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché non muore il fuoco.
(Pablo Neruda , 5 gennaio 1942)
La sera del 5 gennaio 1942 Tina Modotti muore d’infarto, in un taxi, dopo una cena trascorsa in compagnia del suo compagno Vidali e degli amici più cari a casa dell’architetto Hannes Meyer. Le circostanze della morte sembrano subito poco chiare, e di fatto ancora oggi, a distanza di oltre sessant’anni, le perplessità restano. La notizia si scaglia contro l’opinione pubblica Messicana, e mondiale, scuotendo le acque torbide delle maldicenze che attribuiscono la scomparsa ad un delitto politico, messo in atto da Vittorio Vidali. All’epoca della scomparsa, gli amici della coppia e tutti coloro che si identificano negli ideali comunisti ricusano l’ipotesi di un possibile coinvolgimento di Vittorio Vidali, e il più indignato è il poeta Pablo Neruda che, con una splendida poesia dedicata a Tina, vuole allontanare le voci, le strumentalizzazioni, gli scandali, per celebrare soltanto l’esempio di una vita dedicata all’impegno politico, la passione rivoluzionaria, l’arte e l’amore. Neruda era arrivato in Messico nel 1940 e al momento della morte di Tina era console generale a Città del Messico per conto del governo cileno, con il quale collaborava da molto tempo. Oggi possiamo vedere che le loro vite avevano molti punti in comune, primi fra tutti l’esigenza di aiutare i perseguitati politici, di sentirsi “impegnati” nella società di cui facevano parte, di vivere appassionatamente l’arte -per lui la scrittura, per lei la fotografia- e l’amore. E i versi di Neruda sintetizzano perfettamente le qualità della Modotti e lo sguardo ammirato e complice del poeta che, nella donna celebrata, riconosce la condivisione di un mondo esistenziale, sociale e artistico. I primi versi della poesia sono l’epitaffio scolpito sulla tomba di Tina al Pantheon de Dolores a Città del Messico, mentre gli ultimi versi sono riportati su una stele commemorativa ad Udine, voluta dal Comitato Tina Modotti.
Moie, martedì 1 dicembre 2015
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