"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi
per mantenere vivo il fiore della democrazia"
Giannino Pastori
eroe maiolatese
eroe maiolatese
Giannino Pastori faceva parte del distaccamento Tigre
della Brigata Garibaldi di Ancona. Per rappresaglia contro il gruppo partigiano
che trovava rifugio nella zona del San Vicino…i tedeschi organizzarono tra la
fine di giugno e il primo luglio un consistente rastrellamento.
Già nella sera
del 30 giugno i tedeschi avevano piazzato una serie di cannoni ai piedi di
Poggio San Vicino. Di questo si erano accorti i partigiani che avevano un punto
di osservazione fisso nel paese e la maggior parte di loro, la notte stessa,
lasciarono Poggio per raggiungere luoghi sicuri.
Rimasero a Poggio, con alcune
mitragliatrici solo una decina di partigiani che avevano deciso per il
confronto armato con i tedeschi. Nella notte i partigiani si alternarono nei
turni di guardia, ma tutto restò immobile e silenzioso. Eppure c’era la
certezza che la battaglia fosse imminente.
Intorno alle ore 8 del 1 luglio i partigiani, piazzati ai
piedi della torre medievale, nel punto più altro di Poggio, avvistarono il
convoglio tedesco composto di tre camion adibiti al trasporto truppe.
Senza
attendere che si avvicinassero Giannino iniziò a sparare con la mitragliatrice
pesante colpendo a morte numerosi tedeschi. Contemporaneamente dal basso
iniziò il cannoneggiamento tedesco che colpì la torre in più punti. Vista la
consistente risposta tedesca i partigiani scapparono nella macchia
sottotostante invitando Giannino alla ritirata.
Giannino invece continuò a colpire i tedeschi con la sua mitraglia.
Nonostante gli inviti a ritirarsi gridati dai compagni in fuga, Giannino
continuò a premere il grilletto.
Intanto la battaglia infuriava, la popolazione iniziò ad
abbandonare il paese. I tedeschi non riuscivano a stanare il partigiano e
allora concentrarono il fuoco ai piedi della torre. Improvvisamente la
mitraglia cessò di sparare.
Tutti compresero che Giannino era stato colpito. Il
giovane maiolatese era stato raggiunto da una scheggia che gli aveva aperto
l’intestino. Furono attimi strazianti. Mentre un civile in fuga cercava di
aiutarlo. Dopo pochi minuti Giannino moriva.
I tedeschi ispezionarono il corpo e trovarono la carta d'identità rilasciata dal Comune
di Roma. Infatti Giannino si era trasferito a Roma dove si era coniugato con la
concittadina Anna Maria Bartoloni nel febbraio dello stesso anno.
Questo impedì che Maiolati subisse azioni di
rappresaglia, non potendo i tedeschi fare azioni nel nostro paese.
Dopo la ricognizione della salma, lo sventurato
maiolatese fu lasciato nel luogo dove lo raggiunse la morte.
Il corpo di Giannino Pastori rimase abbandonato in terra
per molti giorni e solo quando i tedeschi si allontanarono definitivamente fu
possibile dargli sepoltura ai piedi della torre. Solo successivamente, dopo la
liberazione di Maiolati, il corpo fu trasportato nel nostro cimitero.
(Da “Liberazione di
Maiolati” M Palmolella)
Anna Maria Bartoloni
“Mi sono sposata con Giannino Pastori il 22 febbraio 1944
a Roma.
Dopo l’eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuto il 24 marzo, Giannino ritornò a Maiolati ed io lo raggiunsi pochi giorni dopo. Il 26 aprile fu per Maiolati un giorno tremendo. Un gruppo di tedeschi arrivò nel paese e, a causa dei rastrellamenti effettuati, il clima divenne molto teso. Mio marito si rifugiò dapprima presso la centrale di San Sisto e successivamente partì per la montagna.
Dopo l’eccidio delle Fosse Ardeatine, avvenuto il 24 marzo, Giannino ritornò a Maiolati ed io lo raggiunsi pochi giorni dopo. Il 26 aprile fu per Maiolati un giorno tremendo. Un gruppo di tedeschi arrivò nel paese e, a causa dei rastrellamenti effettuati, il clima divenne molto teso. Mio marito si rifugiò dapprima presso la centrale di San Sisto e successivamente partì per la montagna.
Anche allora volli raggiungerlo.
Partii per Poggio San Vicino, dove passai la notte e poi, il mattino successivo, arrivai a Val di Castro. Lì c’erano tre gruppi di partigiani, due composti da cuprensi e uno, del quale facemmo parte Giannino ed io, coordinati da una coppia di russi e dall’ufficiale inglese Douglas.
Partii per Poggio San Vicino, dove passai la notte e poi, il mattino successivo, arrivai a Val di Castro. Lì c’erano tre gruppi di partigiani, due composti da cuprensi e uno, del quale facemmo parte Giannino ed io, coordinati da una coppia di russi e dall’ufficiale inglese Douglas.
Lidia e Alessandro, partigiani russi
Ricordo quando una notte accendemmo i fuochi per
permettere agli americani di individuare la zona per il lancio dei pacchi con
il cibo e il vestiario. Giannino indossò subito una divisa americana contenuta
nei pacchi ed io presi delle scatolette di acciughe. I teli dei paracaduti
furono utilizzati per fare delle coperte.
Il giorno di San Pietro e Paolo, 29 giugno, sono voluta
ritornare a casa. Ero incinta di un mese e mezzo e avevo bisogno di lavarmi e
di stare un po’ tranquilla.
Fu in quei giorni che Valentino Borgiani fu ferito dai
tedeschi. Per venti giorni non seppi più niente di mio marito, anche se tutti
sapevano che era stato ucciso il 1mo luglio a Poggio San Vicino.
Mi hanno in
seguito riferito che egli, saputo della battaglia raggiunse il luogo a cavallo
e rimase fino alla fine sul posto con il comandante mentre gli altri fuggivano.
Le ultime sue parole furono “ho sete” e “mia moglie”.
Le ultime sue parole furono “ho sete” e “mia moglie”.
Mia suocera, Anibaldi Irene, mi disse che Giannino era
morto solo tre giorni prima del funerale che avvenne il 20 luglio. Per le spese
da sostenere contribuì in maniera determinante il Comune di Cupramontana, dove
si svolse parte della cerimonia funebre.
Il funerale di Giannino Pastori a Cupramontana
Douglas, insieme a molti partigiani che non furono
presenti al funerale, raggiunse Maiolati una decina di giorni dopo.
Andammo tutti al cimitero dove, colta dall’emozione,
svenni. Quando ripresi i sensi Douglas era accanto a me e mi chiese se il
bambino che avevo in gremo poteva avere il suo nome.
Arrivo della salma di Giannino Pastori a Maiolati
Mio figlio è stato battezzato con i nomi Giannino, Elvino
e Douglas in onore di suo padre, di un parente e di quell’ufficiale inglese che
ci è stato vicino anche economicamente, lasciando a me e a mia suocera, prima
di partire, la cifra di seimila lire. Ricordo con riconoscenza anche il medico
del paese, Tittarelli, che mi ha aiutato in quel brutto periodo.”
(Testimonianza di Anna Maria Bartoloni)
Estratto dal Libro "La liberazione vista con gli occhi dei bambini" dell' Istituto Comprensivo CARLO URBANI
Moie, 18 agosto 2015
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Grazie ai Partigiani che hanno donato loro vita per portare pace nel loro paese.
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