"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi
per mantenere vivo il fiore della democrazia"
Brigata Maiella è il nome con cui è
conosciuta la formazione abruzzese Gruppo
Patrioti della Maiella: prendendo il nome dal massiccio montuoso della Maiella,
essa adottò il nome semplificato di Maiella,
termine utilizzato in tutti i documenti ufficiali, anche per evitare errori di
pronuncia da parte degli inglesi a causa della "j".
Nella storia della Resistenza italiana essa presenta alcune caratteristiche
peculiari: fu l'unica ad essere decorata di Medaglia d' Oro al Valore Militare alla bandiera,
fu tra le pochissime formazioni partigiane aggregate all'esercito alleato dopo la liberazione dei territori
d'origine, assieme alla 28a Brigata Garibaldo "Mario Gordini ed
alla Divisione Modena-Armando,
e - fra queste ultime ed anche rispetto alle unità del nuovpo Esrecito Italiano - fu la formazione combattente con il
più lungo e ampio ciclo operativo, continuando a lottare risalendo la penisola
sino alla liberazione delle Marche,
dell' Emilia Romagna e del Veneto.
La formazione nel suo
periodo più fiorente contò più di 1.500 effettivi.
La notte dell'8
settembre 1943 inizia
a circolare, attraverso la radio e poi la stampa, la notizia della firma dell' armistizio dell'Italia
con le truppe Alleate. Il capo del governo, Pietro Badoglio ed
il re Vittorio Emanuele III , si resero protagonisti
di quella che sarà ricordata come la vergognosa fuga a Pescara .
In realtà non raggiunsero la città abruzzese, ma dopo aver pernottato al Castello di Crecchio si imbarcarono dal porto di Ortona per
raggiungere Brindisi. Lasciarono le truppe allo sbando senza ordini
precisi, non opponendo significative resistenze all'occupazione Tedesca.
Gli Alleati, sul
versante adriatico, erano già nei pressi di Termoli e
contavano di arrivare entro Natale ad Ortona,
per poi arrivare agevolmente a Roma percorrendo la via Tiburtina Valeria . Ma tra gli Alleati e
Pescara c'era la Linea Gustav , una imponente linea difensiva
voluta da Hitle e coordinata direttamente dal generale Albert Kesserlring .
Mostrine della Brigata Maiella
I paesi che cadevano
lungo la linea, cui i principali sono Ortona e Lanciano vennero sfollati e gli abitanti, sottoposti a numerose angherie, soprusi e
delitti da parte degli occupanti, e costretti ad andare altrove. Molti finirono
nella città di Chieti i, dichiarata città aperta, e presso Pienella .
L'occupazione fu dura e crudele. I divieti imposti alla popolazione sempre più
restrittivi e in molti furono passati alle armi per aver dato rifugio o
favorito prigionieri Alleati fuggiti dai campi di prigionia o per atti di
insofferenza nei confronti dell'occupante.
Venne inoltre messa in
pratica la strategia della terra bruciata, i comuni a ridosso della Linea Gustav furono
sistematicamente rasi al suolo e minati per ostruire l'avanzata degli Alleati.
Questo creò molto malcontento da parte delle popolazioni occupate, che
iniziarono a raggrupparsi in bande partigiane. Gli Alleati, nel frattempo, si erano arenati a nord di Ortona, in località
Riccio, e li rimasero fino alla primavera dell'anno successivo. Ortona venne
anche definita come piccola Stalingrado.
Banditi, semplicemente perché
messi al bando dalle numerose ordinanze emesse dai tedeschi. Mossi dalla voglia
di ricacciare dalle proprie terre l'invasore, per liberarsi dall'occupazione e
dai tanti soprusi subiti. Furono numerosi i gruppi di partigiani che si
formarono nell’ Abruzzo meridionale in quel periodo. Gruppi armati come
capitava: dal fucile da caccia alla mitragliatrice rubata, talvolta con
destrezza, ai Tedeschi. Persone che venivano immediatamente giustiziate quando
rastrellate o catturate, in quanto considerati traditori e non riconosciuti
come combattenti avversari.
Tra i vari gruppi
emergono quello guidato da Domenico Troilo operante inizialmente a Gessopalena e quello dell'avvocato Ettore Troilo, socialista,
che aveva preso il nome della Majella, la montagna madre, per
battezzare la sua formazione. I due, nonostante avessero lo stesso cognome, non
avevano alcun vincolo di parentela.
Il comandante Ettore Troilo
Si ricorda, poi, la
rivolta di Lanciano, iniziata il 5 ottobre 1943 e sedata con un bagno di
sangue. Altre bande operavano sulle località montane della Maiella, nei pressi
di Sulmona, nel chietino e in numerosi centri abruzzesi.
Conquistare la fiducia degli Alleati
L'esercito italiano
non usciva bene dalle battaglie sin qui combattute. Gli Alleati li
consideravano non idonei all'impiego sul fronte, anche perché fino a qualche
mese prima si trovavano dall'altro lato della barricata. I partigiani erano
visti ancora peggio, a causa del rischio di innescare rappresaglie naziste e per
la paura che potessero vanificare importanti azioni belliche.
Il 5 dicembre 1943,
successivamente alla liberazione di Casoli da parte degli Alleati, Ettore Troli
parte da Torricella Peligna con un gruppo di 15 uomini per prendere contatti
con il Comando Inglese, insediato presso il castello Masciantonio che svetta
sul paese, per offrirsi come volontari per la Liberazione . Era l'embrione di
quella che diventerà la Brigata Maiella. In un primo tempo tutte le
proposte di collaborazione vennero respinte dal Comando Britannico, guidato dal
generale Bernard Law Montgomery di stanza a Vasto
Il 28 dicembre viene
liberata Ortona. Già nella notte precedente i tedeschi avevano smobilitato dopo
giorni di battaglia urbana contro le truppe canadesi. La battaglia fu cruenta e
si contarono oltre i 3000 morti tra ambo i contendenti. I canadesi trovarono
una cittadina ridotta ad un cumulo di macerie, per giunta minate.
Nel gennaio 1944, dopo
un incontro tra il maggiore Lionel Wigram ed Ettore Troilo, finalmente viene
concesso ai primi combattenti della Maiella la possibilità di combattere sotto
il comando Alleato. Con il diffondersi della notizia in pochissimo tempo si
contano circa 350 nuove reclute smaniose di combattere sotto l'effigie della
Maiella. Tra loro figurano Domenico Troilo e il suo gruppo.
Il 15 gennaio 1944,
una forza mista di maiellini e britannici guidata dal maggiore Wigram, da
qualcuno battezzata Wigforce partì per una missione congiunta, la prima.
Conquista, non senza difficoltà, Colle dei Lami; il 17 arriva a Colle
Ripabianca.
Il 30 gennaio una
nuova missione per la Wigforce, con obiettivo Pizzoferrato, paese posto
in posizione strategica, a quota 1300 metri e lungo il corso del fiume Sangro,
occupato dalla 305ª Divisione di Fanteria Tedesca. La notte del 30 gennaio
viene liberata Quadri.
Il 31 procedono lungo
Torricella Peligna e Lama dei Peligni distrutti e abbandonati dai Tedeschi. La notte
dopo il 2 febbraio si parte da Fallo con destinazione Pizzoferrato. L'attacco,
all'alba del 3 febbraio, fallisce e tra i caduti si registra lo stesso maggiore
Wigram. I maiellini ripiegarono con una rocambolesca fuga lungo un ripido
pendio, riuscendo a recuperare la posizione iniziale a Fallo. Tuttavia dopo lo
scontro i tedeschi abbandonarono Pizzoferrato, temendo un secondo attacco. Il 4
febbraio uomini della Brigata Maiella e del ricostituito Esercito Italiano
raggiungono il paese e lo presidiano. Negli scontri la Brigata registra 14
uomini caduti, 10 prigionieri e 12 feriti.
Nell'analisi dei
combattimenti viene considerata eccessivamente spregiudicata la condotta del
maggiore Wigram che avrebbe potuto attendere rinforzi, ovvero una unità di
paracadutisti della Nembo agli ordini del capitano Francesco Gay, peraltro già
in marcia. I patrioti della Maiella devono molto al maggiore Lionel Wigram, del
V Corpo d'Armata Britannico, che diede a questo strano esercito l'occasione di
dimostrare il suo valore. Adesso gli Alleati non poterono che riconoscere il
valore di questo gruppo di Patrioti e concedere loro quello che volevano:
battersi contro gli invasori.
A partire dal febbraio
1944 Domenico Troilo si distinse in una leggendaria difesa di Fallascoso, una
frazione di Torricella Peligna, avamposto sulla Linea Gustav. Il 23 febbraio
con soli 20 uomini fronteggiò per tutta la notte un possente attacco della
divisione tedesca Jager. La difesa riuscì senza perdere neanche un uomo. La
difesa resse intatta a tutti gli attacchi sferrati.
Dopo gli innegabili
successi riportati, il 28 febbraio il Capo di Stato Maggiore Giovanni Messe riconobbe
la formazione con il nome Banda Patrioti della Maiella e li inquadrò
nella 209ª Divisione di fanteria. Divennero, finalmente, una unità militare
pienamente riconosciuta e la loro bandiera di combattimento la prima al di
fuori di quella del ricostituito Regio Esercito.
La Banda dei Patrioti della Maiella
Dopo i primi successi
e con la fiducia da parte degli Alleati, i due Troilo, Ettore e Domenico,
fonderanno le loro bande in una formazione più ampia: la banda dei Patrioti
della Maiella, che raccoglierà partigiani provenienti da diverse parti
dell'Abruzzo. Ettore divenne il comandante, Domenico il suo vice, e comunque il
comandante sul campo.
Grazie ad alcune
concessioni ottenute anche da parte del capo di stato maggiore Giovanni Messe, i patrioti iniziarono a disporre di un
migliore armamento e di una divisa, che era comunque quella britannica. Sul
bavero al posto, delle stellette a cinque punte, riconducibili alla monarchia e
quindi espressione del giuramento di fedeltà al Re (che i maiellini, tutti
repubblicani, rifiutavano), c'erano due nastrini tricolori. Il gruppo, che
disponeva di piena autonomia di organico, era coordinato dal comando alleato.
L'adesione alla Banda della Maiella era volontaria. Se ne poteva uscire
liberamente, senza neanche spiegare la motivazione.
La Banda non aveva
connotati partitici. Nonostante il comandante, Ettore Troilo, fosse socialista,
nessuno venne mai classificato in base alla connotazione politica. Non c'erano
commissari politici, come nelle altre formazioni, cosa questa che conferma
l'atipicità della Maiella e l'impossibilità di collocarla nel novero delle
unità partigiane[3].
Anche gli organigrammi
erano anomali. Ai posti di comando vennero promossi, via via che il gruppo
cresceva di dimensioni, quei maiellini che si erano distinti sul campo. Il
gruppo infatti cresceva con il passare del tempo, e dalle 400 unità iniziali si
arrivò, allo scioglimento del gruppo a guerra conclusa, a circa 1500 unità. Ma
molti non poterono entrare a far parte della Maiella a causa dell'impossibilità
di accettare ulteriori reclute.
La liberazione dell'Abruzzo
Arrivata la primavera
del 1944 si rianimò l'attività bellica degli Alleati, che sul fronte adriatico
disponevano di armate britanniche, neozelandesi, indiane, pachistane e
polacche.
La Brigata Maiella
partecipò al fianco degli Alleati contribuendo alla riuscita dell'azione
bellica, guidandoli nei sentieri montani e con operazioni di ricognizione.
Numerosi centri liberati vennero affidati in gestione ai patrioti della
Maiella.
L'8 giugno 1944 i
volontari della Maiella valicano Guado di Coccia e approdano a Campo di Giove. Il giorno
seguente i Partigiani della Maiella, insieme con le Armate Britanniche, liberano
Pacentro, Cansano, Roccacaramanico, Terme, Sant’Eufemia, Popoli, Tocco Da
Casauria Bussi sul Tirino e Pratola Peligna.. I volontari della Maiella sono i
primi ad entrare a Sulmona liberata
Sempre il 9 giugno
1944, gli Alleati e le forze del CIL liberano Chieti, Guardiagrele e numerosi
comuni del versante Adriatico grazie alla divisione Nembo del Battaglione S.
Marco e da truppe indiane. Il 10 toccò a Pescara.
Al 15 giugno buona
parte dell' Abruzzo era libero dall'oppressione nazifascista.
Sacrario presso Taranta Peligna
La guerra continua
Liberato l'Abruzzo la
banda avrebbe potuto sciogliersi, ma così non accadde. Gli uomini della Brigata
Maiella infatti, liberata la propria terra, vollero mettere ancora le loro vite
a disposizione della Patria laddove in molti avrebbero desistito.
Continuarono a
combattere insieme con il Il corpo Polacc risalendo l'Italia fino ad Asiago liberando
numerosi centri tra Marche, Emilia Roma e Veneto. Entrarono, insieme con i
polacchi, nella città di Bologna, liberata la mattina del 21 aprile 1945.
Alcune pattuglie
proseguirono fino ad Asiago ma, informati della cessazione di ogni resistenza
nazifascista, si fermarono lì il 1º maggio, portando il loro saluto ai
resistenti locali, prima di ricongiungersi agli altri partigiani. Questa fu
l'ultima azione militare della "Maiella".
La cerimonia ufficiale
di scioglimento dell'unità si tenne a Brisighella (RA) nell'estate del 1945,
alla presenza di rappresentanti polacchi e britannici.
La questione delle
mancanza delle stellette sul bavero, sostituite da un nastro tricolore, ha una
motivazione specifica: pur apartitica, la Brigata Maiella era formata da
repubblicani che si erano rifiutati di giurare fedeltà al Re, perché ritenuto
corresponsabile della dittatura fascista e del disastro della guerra. Di qui,
dopo l'esperienza come banda di patrioti aggregata alle unità inglesi del
maggiore britannico Lionel Wigram (dicembre 1943-febbraio 1944), la decisione
di assegnare la Brigata al Regio Esercito dal solo punto di vista
amministrativo (tesserino e paga), ma con la caratteristica di non riconoscere
alcun vincolo di subordinazione alla struttura militare e alle gerarchie. Da
giugno 1944 i volontari entrarono a far parte ufficialmente in organico del II
Corpo d'armata polacco del generale Władysław Anders, come fanteria da
montagna, inserita in tutti i piani operativi della Campagna d'Italia.
L'atipicità della Brigata costituisce un unicum dell'intera guerra di
Liberazione, in Italia e in Europa.
Lapide a Gessopalena
Onorificenze
Il conferimento della
Medaglia fu macchiata dal giallo. Fu promessa dal luogotenente Umberto di
Savoia in un incontro con il vice
comandante Domenico e la cerimonia di conferimento sarebbe dovuta svolgersi a
Jesi il 10 marzo 1945, ma nessuno venne a portare la medaglia. Probabilmente
un'ostilità dello Stato maggiore dell’esercito nei confronti della
"Maiella" portò a non premiare come primo corpo militare uno composto
da irregolari, per giunta anti-monarchici. La giustificazione formale
dell'omissione fu che la Maiella al momento non disponeva di una bandiera di
combattimento propria e, poiché i gruppi partigiani avevano riconosciuto come
propria bandiera quella del Corpo Volontari della Libertà (di cui però la "Maiella" non
aveva mai fatto parte), l'onorificenza non poteva essere concessa. Ettore
Troilo passerà molti anni a scrivere lettere ai vertici delle istituzioni, e
con non poche difficoltà riuscì ad ottenere quanto spettava.
La Bandiera decorata
della Brigata Maiella è conservata nel Sacrario delle Bandiere presso il
Vittoriano. Il 14 novembre 1963 per mano dell'allora Ministro della Difesa
Giulio Andreotti e su conferimento del
Presidente della Repubblica Antonio la bandiera del Gruppo Patrioti della
Maiella viene decorata con la Medaglia d'Oro al Valore Militare. La cerimonia
ufficiale si tenne a Sulmona il 2 maggio 1965, presenti il ministro della
Difesa, Giulio Andreotti, il vice presidente del Consiglio dei Ministri, Pietro
Nenni, e il vice presidente del Senato, Giuseppe Spataro, il sen. Ferruccio
Parri e l'on Arrigo Baldini
Moie 12 agosto 2015
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