"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi
per mantenere vivo il fiore della democrazia"
12 agosto 1944 - 71 anni
fa la strage nazista di Sant'Anna di Stazzema, nella provincia di Lucca, in cui vennero uccise 560 persone.
Fra i massacrati, 130
bambini. Dimenticarli sarebbe ucciderli ancora.
Per sempre i loro nomi
nelle nostre coscienze, nel chiedere incessantemente verita' e giustizia per
tutte le vittime delle stragi nazifasciste.
Che venga resa obbligatoria una gita scolastica nel ciclo
della scuola secondaria superiore in questi luoghi. Così potremo dire di aver
almeno provato a salvare la memoria di migliaia di innocenti trucidati dai
nazifascisti. Un pensiero alle 560 vittime innocenti, e in particolare alla
piccola Anna Pardini, la più piccola delle vittime di sant'anna (30 giorni di
vita) strappata così presto al girotondo della vita.
L'eccidio di Sant'Anna fu un crimine contro l'umanità commesso
dai soldati tedeschi della 16 SS Panzergrenadier Divisione "Reichsfuhrer SS" ,
comandata dal generale Gruppenfuhere Max Simon , il 12 agosto 1944 e
continuato in altre località fino alla fine del mese. Il giorno precedente,
l' 11 agosto 1944, la divisione aveva commesso già l'eccidio della Romagna.
All'inizio dell'agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema era stata qualificata dal comando
tedesco come "zona bianca”, ossia una località adatta ad accogliere
sfollati: per questo la popolazione, in quell'estate, aveva superato le mille
unità. Inoltre, sempre in quei giorni, i partigiani avevano abbandonato la zona senza aver svolto
operazioni militari di particolare entità contro i tedeschi. Nonostante ciò,
all'alba del 12 agosto 1944, tre reparti di SS salirono a Sant'Anna mentre un
quarto chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese di Valdicastello. Alle
sette il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant'Anna, accompagnati
da fascisti collaborazionisti che fecero
da guide, gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere
deportati mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato
loro, in quanto civili inermi, restarono nelle loro case.
In poco più di tre ore
vennero massacrati 560 civili, in gran parte bambini, donne e anziani. I
nazisti li rastrellarono, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case,
li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano ed altre armi da fuoco. La vittima
più giovane, Anna Pardini, aveva 2 mesi. Gravemente ferita, la rinvenne
agonizzante una sorella miracolosamente superstite, tra le braccia della madre
ormai morta. Morì pochi giorni dopo nell'ospedale di Valdicastello. Infine,
incendi appiccati a più riprese causarono ulteriori danni a cose e persone.
Non si trattò di
rappresaglia (ovvero di una azione armata compiuta in risposta a una
determinata azione del nemico): come è emerso dalle indagini della procura
militare di La Spezia, infatti, si trattò di un atto di violenza premeditato e
curato in ogni dettaglio per annientare la popolazione, la loro volontà e
tenerla sotto controllo grazie al terrore. L'obiettivo era quello di
distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento
fra le popolazioni civili e le formazioni partigiane presenti nella zona.
La ricostruzione degli avvenimenti,
l'attribuzione delle responsabilità e le motivazioni che hanno originato
l'Eccidio sono state possibili grazie al processo svoltosi al Tribunale
Militare di La Spezia conclusosi nel
2005 con la condanna all'ergastolo per dieci SS colpevoli del massacro;
sentenza confermata in Appello nel 2006 e
ratificata in Cassazione nel 2007. Nella
prima fase processuale si è svolto, grazie al pubblico ministero Marco de
Paolis, un imponente lavoro investigativo, cui sono seguite le testimonianze in
aula di superstiti, di periti storici e persino di due SS appartenute al
battaglione che massacrò centinaia di persone a Sant'Anna. Fondamentale, nel
1994, anche la scoperta avvenuta a Roma,
negli scantinati di Palazzo Cesi, di un armadio chiuso e girato con le ante
verso il muro, ribattezzato poi “ armadio della vergogna”, poiché nascondeva da
oltre 40 anni documenti che sarebbero risultati fondamentali ai fini di una
ricerca della verità storica e giudiziaria sulle stragi nazifasciste in
Italia nel secondo dopoguerra.
Prima dell'eccidio di
Sant'Anna di Stazzema, nel giugno dello stesso anno, SS tedesche, affiancate da
reparti della X MAS, massacrarono 72 persone a Forno . Il 19 agosto, varcate le
Apune, le SS si spinsero nel comune di
Fivizzano (Massa Carrara) seminando la morte fra le popolazioni inermi
dei villaggi di Valla, Bardine e Vinca, nella zona di San Terenz. Nel giro di cinque giorni uccisero oltre 340
persone mitragliate, impiccate, financo bruciate con i lanciafiamme.
Nella prima metà di
settembre, con il massacro di 33
civili a Pioppetti di Montemagno, in comune di Camaiore (Lucca) i reparti delle SS portarono avanti la loro
opera nella provincia di Massa Carrara. Sul fiume Frigido furono fucilati 108 detenuti del
campo di concentramento di Mezzano (Lucca), a Bergiola i nazisti fecero 72
vittime. Avrebbero poi continuato la strage con il massacro di Marzabotto.
Elio Toaff, la sua testimonianza fu importante per la sentenza finale
Sant'Anna di Stazzema, 12 agosto 1944
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