giovedì 13 agosto 2015

La Strage di Sant'Anna di Stazzema

"Coltivare la memoria e riscoprire il valore della Resistenza oggi 
per mantenere vivo il fiore della democrazia"





12 agosto 1944 - 71 anni fa la strage nazista di Sant'Anna di Stazzema, nella provincia di Lucca, in cui vennero uccise 560 persone.




Fra i massacrati, 130 bambini. Dimenticarli sarebbe ucciderli ancora.

Per sempre i loro nomi nelle nostre coscienze, nel chiedere incessantemente verita' e giustizia per tutte le vittime delle stragi nazifasciste.


Che venga resa obbligatoria una gita scolastica nel ciclo della scuola secondaria superiore in questi luoghi. Così potremo dire di aver almeno provato a salvare la memoria di migliaia di innocenti trucidati dai nazifascisti. Un pensiero alle 560 vittime innocenti, e in particolare alla piccola Anna Pardini, la più piccola delle vittime di sant'anna (30 giorni di vita) strappata così presto al girotondo della vita.



L'eccidio di Sant'Anna fu un crimine contro l'umanità  commesso dai soldati tedeschi della 16 SS Panzergrenadier Divisione "Reichsfuhrer SS" , comandata dal generale  Gruppenfuhere Max Simon , il 12 agosto 1944 e continuato in altre località fino alla fine del mese. Il giorno precedente, l' 11 agosto 1944, la divisione aveva commesso già l'eccidio della Romagna. 


All'inizio dell'agosto 1944 Sant’Anna  di Stazzema era stata qualificata dal comando tedesco come "zona bianca”, ossia una località adatta ad accogliere sfollati: per questo la popolazione, in quell'estate, aveva superato le mille unità. Inoltre, sempre in quei giorni, i partigiani  avevano abbandonato la zona senza aver svolto operazioni militari di particolare entità contro i tedeschi. Nonostante ciò, all'alba del 12 agosto 1944, tre reparti di SS salirono a Sant'Anna mentre un quarto chiudeva ogni via di fuga a valle sopra il paese di Valdicastello. Alle sette il paese era circondato. Quando le SS giunsero a Sant'Anna, accompagnati da fascisti collaborazionisti  che fecero da guide, gli uomini del paese si rifugiarono nei boschi per non essere deportati mentre donne, vecchi e bambini, sicuri che nulla sarebbe capitato loro, in quanto civili inermi, restarono nelle loro case.


In poco più di tre ore vennero massacrati 560 civili, in gran parte bambini, donne e anziani. I nazisti li rastrellarono, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano ed altre armi da fuoco. La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva 2 mesi. Gravemente ferita, la rinvenne agonizzante una sorella miracolosamente superstite, tra le braccia della madre ormai morta. Morì pochi giorni dopo nell'ospedale di Valdicastello. Infine, incendi appiccati a più riprese causarono ulteriori danni a cose e persone.



Non si trattò di rappresaglia (ovvero di una azione armata compiuta in risposta a una determinata azione del nemico): come è emerso dalle indagini della procura militare di La Spezia, infatti, si trattò di un atto di violenza premeditato e curato in ogni dettaglio per annientare la popolazione, la loro volontà e tenerla sotto controllo grazie al terrore. L'obiettivo era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento fra le popolazioni civili e le formazioni partigiane presenti nella zona.


La ricostruzione degli avvenimenti, l'attribuzione delle responsabilità e le motivazioni che hanno originato l'Eccidio sono state possibili grazie al processo svoltosi al Tribunale Militare di La Spezia conclusosi nel 2005 con la condanna all'ergastolo per dieci SS colpevoli del massacro; sentenza confermata in Appello  nel 2006 e ratificata in Cassazione  nel 2007. Nella prima fase processuale si è svolto, grazie al pubblico ministero Marco de Paolis, un imponente lavoro investigativo, cui sono seguite le testimonianze in aula di superstiti, di periti storici e persino di due SS appartenute al battaglione che massacrò centinaia di persone a Sant'Anna. Fondamentale, nel 1994, anche la scoperta avvenuta a Roma, negli scantinati di Palazzo Cesi, di un armadio chiuso e girato con le ante verso il muro, ribattezzato poi “ armadio della vergogna”, poiché nascondeva da oltre 40 anni documenti che sarebbero risultati fondamentali ai fini di una ricerca della verità storica e giudiziaria sulle stragi nazifasciste in Italia  nel secondo dopoguerra.
Prima dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema, nel giugno dello stesso anno, SS tedesche, affiancate da reparti della X MAS, massacrarono 72 persone a Forno . Il 19 agosto, varcate le Apune, le SS si spinsero nel comune di Fivizzano (Massa Carrara) seminando la morte fra le popolazioni inermi dei villaggi di Valla, Bardine e Vinca, nella zona di San Terenz.  Nel giro di cinque giorni uccisero oltre 340 persone mitragliate, impiccate, financo bruciate con i lanciafiamme.
Nella prima metà di settembre, con il massacro di 33 civili a Pioppetti di Montemagno, in comune di Camaiore (Lucca)  i reparti delle SS portarono avanti la loro opera nella provincia di Massa Carrara. Sul fiume Frigido furono fucilati 108 detenuti del campo di concentramento di Mezzano (Lucca), a Bergiola i nazisti fecero 72 vittime. Avrebbero poi continuato la strage con il massacro di Marzabotto.
Elio Toaff, la sua testimonianza fu importante per la sentenza finale


Sant'Anna di Stazzema, 12 agosto 1944

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